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Dallo Sport, alle Arti e Oltre

cos'è?

La Psicologia della Prestazione Umana nasce originariamente dalla psicologia dello sport, sviluppata per aiutare gli atleti a migliorare le proprie prestazioni sotto pressione.

Essa è molto più di qualche esercizio motivazionale o una semplice conversazione su come “pensare positivo”. Come psicologo della prestazione, il mio approccio si basa su evidenze scientifiche e tecniche avanzate, con l’obiettivo di migliorare le tue capacità mentali, emotive e fisiologiche. E sì, va ben oltre il comune mental coaching: essa si concentra sull' ascolto della persona e comprensione dei meccanismi mentali-pattern- ed emotivi che influenzano le  performance, utilizzando metodi che non solo preparano per la sfida immediata, ma che forniscono strumenti per eccellere nel lungo termine rendendo autonoma la persona e supportandola anche in seguito ad infortuni. 

Le prime influenze provenivano dall'ambito militare, dove la capacità di resilienza mentale, concentrazione e gestione dello stress in situazioni ad alta pressione erano elementi cruciali (Weinberg & Gould, 2018). Questi concetti sono stati poi adattati agli atleti, per aiutarli a performare al meglio sia durante gli allenamenti che in competizione. Con l'evoluzione della disciplina, i progressi nel campo delle neuroscienze hanno ulteriormente approfondito la comprensione del ruolo del cervello nella prestazione, specialmente per quanto riguarda la regolazione emotiva, la concentrazione cognitiva e la capacità di mantenere la calma sotto pressione (Ericsson, 2016). La ricerca e i recenti risultati hanno trasformato la psicologia della prestazione in un campo multidisciplinare, applicabile non solo allo sport, ma anche alle arti, al mondo del lavoro e a situazioni di vita quotidiana.

aree

Performance sotto pressione e ottimizzazione 

La mia specializzazione è aiutare individui a performare al meglio in situazioni ad alta tensione, come competizioni sportive, concerti o esami cruciali. Grazie a tecniche come il modello S.F.E.R.A. e la mindfulness, aiuto le persone a ottimizzare le prestazioni e trovare equilibrio mentale e fisico, riducendo l’impatto dello stress.

Riabilitazione post- infortunio

Nel processo di recupero da un infortunio, la componente mentale gioca un ruolo fondamentale. Oltre al recupero fisico, è essenziale lavorare sulla resilienza psicologica, aiutando atleti e artisti a superare la paura del ritorno in scena o in gara. 

Team building, Comunicazione e Leadership

In contesti dove la collaborazione di gruppo è essenziale, come in una squadra sportiva o in un’orchestra, la psicologia della prestazione può essere determinante per migliorare la coesione del team e potenziare la leadership. Le tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo, la comunicazione interpersonale e la definizione di obiettivi comuni possono aiutare a creare un team più forte e più sinergico.

Migliorare la concentrazione 

La capacità di focalizzarsi mentalmente durante situazioni critiche è una delle chiavi del successo. Attraverso il mental training personalizzato e l'uso di tecniche specifiche come il self-talk e la pratica mentale, aiuto le persone a migliorare la capacità di concentrarsi e a mantenere l’attenzione su ciò che conta di più.

Resilienza e Crescita personale

Oltre alle applicazioni immediate per la performance, la psicologia della prestazione aiuta le persone a sviluppare la resilienza mentale necessaria per affrontare le sfide della vita. Attraverso un lavoro su motivazione e autoregolazione, è possibile sviluppare abitudini mentali positive che favoriscono una crescita duratura.

i modelli teorici della psicologia della prestazione umana

La psicologia della prestazione si avvale di diversi modelli teorici per aiutare atleti, artisti e professionisti a migliorare le proprie capacità sotto pressione, e nel supporto della loro carriera anche in seguito ad infortuni, tra questi vi sono: 

1. Modello S.F.E.R.A.            

Il modello S.F.E.R.A., creato da Giuseppe Vercelli, analizza la prestazione attraverso cinque componenti: Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. Questo approccio permette di ottimizzare la connessione tra mente e corpo e gestire al meglio le risorse emotive e fisiche. Ampiamente usato nello sport e nelle arti performative, aiuta a mantenere un controllo mentale efficace anche in situazioni di alta pressione (Vercelli, 2009).

 

2. Flow

Il concetto di flow, teorizzato da Mihaly Csikszentmihalyi, rappresenta uno stato di totale immersione e concentrazione in un'attività, in cui l’individuo esegue al meglio delle proprie capacità senza percepire lo sforzo. Questo stato di "flusso" si raggiunge quando sfida e abilità sono in perfetto equilibrio, rendendo la performance fluida e senza interruzioni (Csikszentmihalyi, 1990).

 

3. Modello PETTLEP

Il modello PETTLEP è un framework per la visualizzazione mentale, che si basa su sette componenti (fisico, ambiente, compito, tempismo, apprendimento, emozione, prospettiva). Simulando mentalmente la prestazione con dettagli realistici, questo modello attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nell’esecuzione reale, migliorando la preparazione psicologica e la performance (Holmes & Collins, 2001).

 

4. Teoria della Zona di Funzionamento Ottimale (IZOF)

La teoria IZOF di Yuri Hanin sottolinea che ogni individuo ha una propria “zona ottimale” di attivazione emotiva, entro la quale si esprimono le migliori performance. Questa zona è altamente soggettiva, quindi personalizzare le tecniche di gestione emotiva diventa fondamentale per raggiungere risultati eccellenti (Hanin, 2000).

 

5. Teoria dell’Autodeterminazione (SDT)

La teoria dell’autodeterminazione (SDT) di Deci e Ryan evidenzia come la motivazione intrinseca, ovvero quella spinta che nasce dall'interno, sia cruciale per migliorare le prestazioni. Sentirsi autonomi, competenti e supportati socialmente favorisce non solo il successo, ma anche il benessere psicologico e la crescita personale a lungo termine (Deci & Ryan, 2000)

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BIBLIOGRAFIA
  • Biasutti, M. (2017). Flow and optimal experience in elite musicians and top athletes. Frontiers in Psychology, 10, 698.

  • Csikszentmihalyi, M. (1990). Flow: The psychology of optimal experience. Harper & Row.

  • Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2000). The "what" and "why" of goal pursuits: Human needs and the self-determination of behavior. Psychological Inquiry, 11(4), 227-268.

  • Ericsson, K. A. (2006). The influence of experience and deliberate practice on the development of superior expert performance. In K. A. Ericsson, N. Charness, P. J. Feltovich, & R. R. Hoffman (Eds.), The Cambridge handbook of expertise and expert performance (pp. 683-703). Cambridge University Press.

  • Hanin, Y. L. (2000). Individual zones of optimal functioning (IZOF) model: Emotion-performance relationships in sport. Handbook of Sport Psychology, 2, 653-673.

  • Holmes, P., & Collins, D. (2001). The PETTLEP approach to motor imagery: A functional equivalence model for sport psychologists. Journal of Applied Sport Psychology, 13(1), 60-83.

  • Mazzon, L., Passarotto, E., Altenmüller, E., & Vercelli, G. (2023). Music performance anxiety and the Italian sport psychology S.F.E.R.A. model. Psychology of Music, 1–18.

  • Vercelli, G. (2009). Vincere con la mente. Ponte alle Grazie.

  • Weinberg, R. S., & Gould, D. (2018). Foundations of sport and exercise psychology (7th ed.). Human Kinetics.

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